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17.3.09

iPhone 3,0

Non dimenticare: iPhone 3,0 vivere
da Martedì blog di Tom Krazit


Live copertura dei piani di Apple per l'iPhone 3,0 software inizia alle ore 10 Martedì 17 Marzo .
(Credit: Apple)
Apple pronta ad iniziare a parlare della terza major release del software di iPhone, e ti mettono le notizie come accade Martedì mattina.
Assicurarsi di tornare al nostro News Apple sezione in tempo per domani, Martedì's iPhone 3,0 evento, che inizia alle ore 10 PDT a Cupertino, California, Apple dirigenti sono attesi in anteprima alcune delle funzionalità all'interno del software di iPhone 3,0 nonché discutere un nuovo kit di sviluppo software, in base a un invito inviato la settimana scorsa.
Se l'anno scorso iPhone software evento è stato qualsiasi guida, il discorso dovrebbe essere eseguito circa un'ora e mezzo, e consistono di una serie di dimostrazioni e diapositive che delinea il nuovo software. Poche persone si aspettano per discutere Apple iPhone nuovo hardware presenti a questo evento, ma si potrebbe ottenere un senso di quando si aspettano un nuovo iPhone se Apple fornisce alcun tipo di indicazioni su quando l'iPhone 3,0 software sarà pronto.
Nel frattempo, check-out più tardi la copertura per quanto riguarda l'attesa per iPhone 3.0 e aggiungere la voce per i commenti: che cosa Apple necessità di includere nel iPhone 3.0, e che cosa volete vedere?

Fonte:

3.3.09

Malattie in Gravidanza

Malattie in gravidanza: Epatite B, Epatite C ed Aids

Per una donna in gravidanza è di notevole importanza venire a sapere se si è avuto un contatto con i virus dell’epatite B, dell’epatite C e dell’AIDS, in quanto queste malattie possono essere trasmesse al feto:
attraverso la barriera placentare
per contatto diretto al momento del parto
con l’allattamento al seno

L’epatite B, l’epatite C e l’AIDS hanno modalità di trasmissione simili; l’infezione può avvenire con:
trasfusioni di sangue (anche se da alcuni anni il sangue utilizzato viene accuratamente controllato);
scambio di siringhe tra tossicodipendenti;
contatto accidentale con siringhe abbandonate o altro materiale infetto;
rapporti sessuali con partner portatori del virus.


Va specificato comunque che il virus dell’AIDS è meno "resistente" di quello dell’epatite, e dunque relativamente meno contagioso o almeno più facimente sopprimibile attraverso l’attuazione di idonee misure igieniche.

Che cosa accade nella madre e nel feto in queste malattie se vengono contratte in gravidanza?

Per quanto riguarda l’epatite B si manifesta nella donna in gravidanza con caratteristiche cliniche uguali a quelle delle donne normali.
Va precisato che circa il 10% delle pazienti che si infettano con il virus non si sviluppano la malattia ma diventano portatrici sane o affette da epatite cronica attiva; dunque sono potenziali fonti di contagio per altri individui così per il feto, spesso senza saperlo.
Il passaggio del virus attraverso la placenta è possibile per tutta la gravidanza, ma il rischio di contagio per il feto è particolarmente alto quando l’epatite materna si manifesta in forma acuta nell’ultimo trimestre di gravidanza; il contagio è possibile anche durante il parto e con l’allattamento in quanto l'HBsAg è presente nel latte in circa il 70% dei casi, ma la trasmissione per via orale richiede una carica virale molto virale più elevata (la prova dell’avvenuto contagio è la presenza nel sangue del neonato dell’antigene specifico HBsAg o la sua comparsa entro sei mesi).

Molti dei bambini infettati dal virus diventeranno dei portatori cronici, alcuni svilupperanno forme lievi di malattia, rari sono quelli destinati a sviluppare precocemente una forma grave di epatopatia.


Come ci si deve regolare oggi di fronte ad una situazione di questo tipo?

Innanzi tutto tutte le gestanti vengono sottoposte al test per la ricerca dell’HBsAg ed eventualmente di altri "makers" rilevatori specifici per la malattia e per l’epatite C. Tutti i bambini nati da madri HBsAg positive, cioè potenzialmente infette, vengono sottoposti al trattamento preventivo con immunoglobuline e vaccino entro le prime 12-24 ore di vita: l’associazione del vaccino con le gammaglobuline consente di prevenire l’infezione del neonato nel 90-95% dei casi e permette alla madre di allattare il bambino. Per quanto riguarda la madre la prevenzione viene fatta solo con immunoglobuline.

Per quanto riguarda l’epatite C la percentuale di neonati da madri HCV positive che hanno contratto l'infezione è di circa il 5-6%. Questa percentuale aumenta notevolmente nel caso la madre abbia anche l’infezione da HIV (14-17%). Contrariamente a quanto osservato per la trasmissione dell'HIV, nel caso dell'HCV l'esecuzione del parto con taglio cesareo non si è dimostrata utile nel ridurre il rischio di infezione neonatale, così come non è stata dimostrata la trasmissione dell'infezione mediante l'allattamento, che pertanto non è controindicato


Per quanto riguarda l’AIDS, il rischio di trasmissione del virus della madre al feto è stimato intorno al 30 - 50% anche se esistono alcune casistiche con percentuali di trasmissione molto più alte. In alcuni centri vengono sottoposte a ricerca (test) per l’AIDS solo le donne appartenenti alle cosiddette categorie a rischio.

tossicodipendenti;
eterosessuali con molti partner;
politrasfuse;
eterosessuali che hanno rapporti sessuali con individui appartenenti alle sopraelencate categorie.

In altri centri il test viene eseguito a tutte le gestanti. Molte, ma non tutte le donne esposte al contatto con il virus, si infettano diventando così "sieropositive" cioè portatrici sane del virus che hanno nel sangue anticorpi specifici contro il virus.

Gli anticorpi materni passano nel sangue del feto attraverso la placenta: pertanto il neonato di una donna sieropositiva sarà sicuramente sieropositivo, cioè avrà gli anticorpi, ma solo il 15-40% di essi si ammalerà di AIDS. Il parto mediante l’utilizzo del taglio cesareo si è dimostrato utile a ridurre il rischio di contagio per il neonato. Queste donne così possono essere fonte di contagio pur essendo sane e molto spesso non a conoscenza del loro stato; una certa percentuale svilupperà poi, dopo alcuni anni, la malattia conclamata.
La gravidanza può peggiorare il quadro clinico della donna infetta, sia sieropositiva, che già affetta da malattia conclamata. Per quanto riguarda il neonato questo, se infetto, ha circa il 50% di possibilità di sviluppare la malattia conclamata entro due anni.

L’infezione aumenta inoltre di circa tre volte il rischio di aborto così come di diminuito sviluppo fatale e parto pretermine.

La prova del contagio si ha comunque solo ricercando gli anticorpi specifici (IGM) ed il virus nel sangue del cordone ombelicale del neonato nei primi mesi di vita.

In conclusione si consiglia a tutte le donne di effettuare un test di ricerca per l’AIDS (HTLV3) prima di affrontare una gravidanza.


Fonte: www.vitadidonna.it


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AIDS IN GRAVIDANZA E RISCHIO NEONATALE


Trasmissione verticale dell’HIV: fattori di rischio



Da studi retrospettivi nazionali e internazionali appare che l’HIV-1 sia trasmesso dalla madre al feto o al neonato nel 13-48% dei casi, mentre l’HIV-2 (diffuso nel continente africano) sarebbe trasmesso con frequenza minore.

Attualmente in sede di counselling ostetrico non è possibile dare a una donna sieropositiva che desideri avere un figlio una risposta definitiva sul suo personale rischio di avere un bambino infetto.Tale rischio non può essere né escluso né assicurato a nessuna.Hanno trasmesso l’infezione madri asintomatiche, con virus poco invasivi, a bassa capacità di replicazione, senza particolari complicanze ostetriche, e non lo hanno fatto donne in AIDS con gravidanze patologiche e parti distocici. Si possono nondimeno individuare delle categorie esposte a un rischio minore (pazienti “long survival”, con antigenemia p24 ripetutamente negativa, CD4 >500/mm cubi, precedenti figli non infetti) rispetto a donne ad alto rischio (AIDS, antigenemia p24 ripetutamente positiva, CD4 <200/mm cubi, precedenti figli infetti).

Nel contesto europeo e nordamericano, l’infezione da HIV non sembra avere di per sé influenza negativa sul decorso della gravidanza e sullo sviluppo del feto, in particolare per le donne asintomatiche, mentre gli studi sulle popolazioni africane riportano una maggiore frequenza di esiti perinatali sfavorevoli, quali prematurità, ritardato accrescimento intrauterino, mortalità entro le prime quattro settimane di vita.

Le attuali conoscenze non permettono ancora conclusioni definitive riguardo l’impatto della gravidanza sulla storia naturale dell’infezione da HIV materna. La gravidanza impone all’organismo un periodo di immunodepressione finalizzata alla tolleranza del feto, fatto che non sembrerebbe accelerare la progressione della malattia in donne asintomatiche in buon compenso immunitario. Diverso sembra essere per le donne in stadio già avanzato di malattia: in tali casi la gravidanza può compromettere una situazione clinica già precaria, precipitando o aggravando un AIDS conclamato.



Trasmissione verticale dell’HIV: tempo


Il virus HIV può essere trasmesso dalla madre al bambino nel corso della gravidanza, durante il parto, o con l’allattamento al seno. Anche se il virus è stato isolato da tessuti fetali già alla 12a settimana di gestazione, almeno i due terzi delle infezioni in bambini non allattati al seno potrebbero essere state acquisite nell’ultima parte della gravidanza, durante il travaglio o il parto.

Anche le ricerche virologiche e immunologiche depongono per una acquisizione tardiva dell’infezione. Nuove interessanti prospettive per la ricerca sono state aperte da recenti segnalazioni, secondo le quali taluni individui, tra cui alcuni neonati, pur essendo stati esposti al virus HIV non si sono infettati o sono stati capaci di eliminarlo spontaneamente grazie alle caratteristiche del proprio sistema immunitario. Nella trasmissione verticale dell’infezione da HIV, oltre a fattori relativi al rapporto virus/ospite, sono dunque determinanti condizioni propriamente ostetriche. E’ attualmente oggetto di studio, il ruolo della placenta con le sue funzioni di barriera e di trasporto selettivo.

La presenza di cogravidanza (in particolare toxoplasma, CMV, HCV), oltre a comportare un rischio relativo specifico per il fato e il neonato, sembra aumentare la probabilità di passaggio verticale dell’HIV. Determinanti sembrano essere i fattori legati al parto, sia per quanto riguarda la possibilità che si verifichino contatti tra il sangue materno e quello fetale attraverso microtrasfusioni possibili nel corso del travaglio, in particolare se prolungato, sia per le possibilità di risalita del virus e/o esposizione prolungata, come nel caso di rottura prematura delle membrane. L’allattamento al seno costituisce un fattore di rischio per la trasmissione dell’HUV nel neonato indipendente dai fattori pre- e perinatali. E’ stata dimostrata l’infezione in bambini allattati al seno le cui madri avevano contratto l’HIV dopo il parto, ad es. per una trasfusione, e l’allattamento materno aumenta del 14% il rischio di infezione nei bambini esposti in utero. Tale pratica è pertanto assolutamente da proscrivere nei paesi industrializzati, nei quali la disponibilità e la sicurezza di impiego dei latti adattati superano qualsiasi vantaggio residuo dell’allattamento materno; diversa è la condizione dei paesi invia di sviluppo, dove non esistono alternative sicure al latte materno e dove è alta la mortalità infantile per diarrea.



POSSIBILITà DI PREVENZIONE

Terapia con antiretrovirali


Molti interventi si basano sulla convinzione che la carica virale sia il determinante principale della trasmissione.

Il primo farmaco utilizzato a questo scopo è la zidovudina (AZT) in considerazione della sua non teratogenicità, degli scarsi effetti collaterali finora dimostrati nel lattante e nel bambino e delle caratteristiche farmacocinetiche con passaggio transplacentare del farmaco e raggiungimento di livelli terapeutici nei tessuti fetali. I risultati del Pediatric AIDS Clinical Trial Group protocollo 076 (ACTG 076), pubblicati nel 1994, hanno dimostrato per la prima volta come un intervento specifico possa ridurre la trasmissione verticale del virus. Alla luce dei risultati del trial, in USA, in Francia e in molti Paesi europei, la terapia con zidovudina in gravidanza, al parto e nel neonato così come proposto dal protocollo 076 è diventata pratica corrente.

Nei paesi in via di sviluppo, dove peraltro per diffusione dell’infezione e rischio di trasmissione perinatale si concentra la maggioranza dei casi di AIDS pediatrico, ci sono gravi perplessità sulla reale possibilità di adottare lo schema proposto per i suoi costi e per le caratteristiche della popolazione locale. Il trial è poco applicabile in una realtà in cui le gravide giungono all’osservazione clinica per lo più tardivamente, se non addirittura al parto, come in taluni contesti africani. In questi Paesi sono in corso studi volti a valutare l’efficacia della somministrazione della zidovudina con schemi abbreviati, talvolta solo al parto, con o senza terapia al neonato.



Immunoprofilassi


L’infusione di immunoglobuline iperimmuni anti – HIV o di anticorpi monoclonali neutralizzanti in gravidanza e al parto potrebbe ridurre il virus libero circolante e impedire così il passaggio transplacentare del virus.

Oltre agli alti costi di produzione, la preparazione di immunoglobuline anti – HIV richiede la selezione di donatori asintomatici con un alto titolo di anticorpi neutralizzanti, che devono provenire dalla medesima area geografica dei riceventi per la possibile variabilità dei ceppi virali nelle diverse popolazioni. Per risolvere questi problemi è stato proposto di preparare anticorpi monoclonali ricombinanti, ma analogamente a quanto accade per la predisposizione al vaccino, non è facile individuare verso quale epitopo occorra indirizzare la capacità neutralizzante dell’anticorpo.

L’immunoprofilassi passiva inoltre pone alcune questioni non risolte rispetto alle dosi ottimali, ai tempi, alla via (endovena o intramuscolare) di somministrazione.

L’immunizzazione attiva potrebbe stimolare la risposta immunitaria cellulomediata e umorale contro epitopi selezionati del virus, con sostanziale riduzione della viremia. Se si dimostrasse efficace e ben tollerata, l’immunizzazione attiva della madre e/o del neonato avrebbe il vantaggio di perdurare nel tempo e sarebbe molto meno costosa di quella passiva.



Modalità di parto

Il periodo intrapartum è certamente cruciale per la trasmissione verticale dell’HIV, di conseguenza alcuni interventi sulle modalità del parto potrebbero essere determinanti nella prevenzione dell’infezione.( La trasmissione al parto sembra avvenire con modalità diverse: se avviene con contatto diretto con le secrezioni vaginali infette o con i sangue durante il passaggio per il canale del parto, il ricorso al taglio cesareo o la pulizia del canale con sostanze in grado di neutralizzare l’HIV potrebbero essere utili) .



Conclusioni
Attualmente nel mondo i nuovi casi pediatrici di infezione da HIV sono nella quasi totalità dovuti alla trasmissione verticale del virus. Lo studio sulla zidovudina in gravidanza rappresenta un cardine nello scenario delle strategie preventive, ma, poiché non è ancora definitivamente chiarito quando, come e in quali circostanze il virus venga trasmesso, molte sono le questioni irrisolte e ancora lunga la strada da percorrere.

Se in futuro sarà possibile disporre di più di un presidio efficace, il clinico potrà forse orientarsi in base a più elementi (anamnestici, sierologici, virologici, immunologici) su come e quando intervenire scegliendo la strategia ottimale, che non potrà che essere personalizzata. Oggi in Italia bisogna operare uno sforzo perché il test sia offerto a tutte le donne gravide, per garantire ad esse e al nascituro i benefici che derivano dalle possibili strategie preventive e, per le madri, dalla conoscenza della propria malattia in epoca presintomatica.

Il test va proposto in sede di counselling, nel corso cioè di un colloquio che ne spieghi il significato e la necessità per la salute della donna e del bambino, avendo già ben chiaro in mente ciò che andrà detto e come, e a chi eventualmente indirizzare il paziente, nella malaugurata ipotesi di un test positivo.

Fonte: http://www.gravidanzaonline.it/

Influenza Intestinale

Influenza Intestinale


Nel linguaggio comune si parla di influenza intestinale per indicare un processo infiammatorio di origine virale che colpisce lo stomaco e l’intestino tenue; utilizzando un vocabolo medico sarebbe quindi più corretto parlare di gastroenterite virale.

Le influenze intestinali sono malattie piuttosto frequenti, che interessano tutte le classi di età ed in modo particolare i bambini. I sintomi includono nausea, vomito, dolore e distensione addominale, malessere generale, brividi, perdita di appetito, diarrea e febbre; tali manifestazioni possono durare da pochi giorni ad alcune settimane, in relazione all'agente virale implicato e alla gravità della malattia. Nell'adulto l'evoluzione è in genere benigna, con risoluzione spontanea entro poche ore o al massimo giorni, senza bisogno di alcun specifico trattamento. Analogo discorso per i lattanti e per i bambini, che sono tuttavia più soggetti alle complicanze, talora gravi, della disidratazione. La perdita di liquidi e di elettroliti associata alla gastroenterite può essere molto pericolosa anche per i soggetti anziani, debilitati o in presenza di concomitanti, gravi, malattie. I virus che causano gastroenteriti, infatti, danneggiano le cellule della mucosa intestinale, con perdita di fluidi, conseguente diarrea liquida e cattivo assorbimento di nutrienti (anche il malassorbimento dei carboidrati, che causa diarrea osmotica, può essere importante).



Influenza intestinale e rotavirus


I principali e più temuti responsabili dell'influenza intestinale sono i rotavirus che, come il nome lascia trasparire, presentano una tipica forma circolare, simile ad una ruota. Si stima che all'età di tre anni oltre il 95% dei bambini abbia subito almeno un episodio di gastroenterite virale sostenuto da rotavirus. L'infezione è abbastanza rara al di sotto dei 6 mesi, probabilmente per merito della protezione conferita dagli anticorpi materni (IgG) trasmessi per via placentare e dalle IgA contenute nel latte materno.

Esistono differenti sierotipi di rotavirus, distinti in tre gruppi: A, B e C; il bambino, può essere di volta in volta infettato da diverse forme virali, acquisendo nel frattempo un'immunità naturale che lo proteggerà dalle successive infezioni (che si manifesteranno in maniera attenuata o asintomatica). Alle nostre latitudini, il picco di infezioni si registra in inverno; alcuni episodi richiedono l'ospedalizzazione, mentre nei Paesi del terzo mondo sono comuni decorsi gravi ed addirittura mortali per spiccata disidratazione e acidosi. I rotavirus sono inoltre chiamati in causa nell'insorgenza di alcune forme di diarrea del viaggiatore; gli adulti possono infettarsi anche dopo uno stretto contatto con un lattante infetto; in ogni caso, la malattia sarà generalmente lieve o addirittura asintomatica.

A fianco dei classici sintomi sopraelencati possono comparire quelli tipici delle infezioni respiratorie (tosse e raffreddore). Le feci, diarroiche, non contengono sangue e leucociti, o solo in piccole quantità, ed il loro esame può essere utilizzato per una diagnosi più accurata.

La terapia consiste nella generosa somministrazione di liquidi ed elettroliti, preferibilmente per via orale; generalmente gli antidiarroici non sono impiegati perché, in ogni caso, è molto più importante trattare la disidratazione rispetto alla diarrea. E' fondamentale, quindi, che i genitori o chi si occupa del bambino siano consapevoli di questa necessità ed in grado di riconoscere i segni della disidratazione: uno dei parametri più utili è il confronto del peso del bambino con quello standard (disidratazione lieve: differenza < 2-3,5%; disidratazione moderata: differenza compresa tra il 4 ed il 6%; disidratazione severa: differenza ≥ 6%); in alternativa o in associazione si possono valutare altri segni obiettivi, come la secchezza delle mucose, la sete, la ridotta emissione di urina o un suo colore particolarmente scuro, la ridotta elasticità cutanea, l'aumentata frequenza cardiaca, la compromissione del sensorio, la mancanza di lacrime nel pianto e la freddezza delle estremità. Ovviamente, il consulto del pediatra è d'obbligo ogni qualvolta si sospetti un'importante influenza intestinale (diarrea particolarmente acquosa, elevato numero di evacuazioni, febbre alta, disidratazione moderata e severa). In molti casi, per la reidratazione del piccolo, verrà consigliata una soluzione glucosalina da acquistare in farmacia. Per quanto riguarda il bambino a dieta solida, non è necessario effettuare alcuna modificazione dietetica, salvo l’eliminazione di cibi e bevande ricchi di zuccheri semplici, come i succhi di frutta, che possono aggravare la diarrea per il loro effetto osmotico.

E' stata segnalata l'efficacia della batterioterapia orale (assunzione di fermenti lattici probiotici) sia a carattere preventivo che terapeutico. Dall'inizio del 2006 è disponibile un vaccino capace di proteggere, soprattutto i più piccoli, dall'attacco del virus; altri sono in via di sviluppo.

Per arginare la diffusione della malattia - che si trasmette principalmente per via oro fecale, oltre che per contatto diretto - una norma utile rimane comunque quella di lavarsi accuratamente e frequentemente le mani.



Influenza intestinale da virus Norwalk


Questo virus condivide il nome con la cittadina dell'OHio (USA), dove nel 1968 fu riconosciuto per la prima volta dopo aver provocato una grave epidemia. Il Norwalk virus ed agenti eziologici dello stesso tipo sono responsabili del 40% delle epidemie di gastroenterite acuta, spesso registrate in luoghi molto affollati come scuole, centri ricreativi, campeggi, navi da crociera, mense ed ospedali; a differenza dei rotavirus, gli episodi infettivi si distribuiscono più o meno uniformemente lungo tutto l'arco dell'anno. Il contagio avviene tramite il consumo di acqua infetta (anche potabile perché il virus è particolarmente resistente all'azione disinfettante del cloro) ed alimenti crudi contaminati (ortaggi, ostriche, crostacei ecc.). A differenza dell'influenza intestinale da rotavirus, questo tipo di gastroenterite tende a risparmiare i più piccoli per colpire i ragazzi ed i giovani adulti. La sintomatologia, generalmente di durata temporanea inferiore, e la terapia sono sovrapponibili a quelle descritte per le infezioni da rotavirus.



L'influenza intestinale può essere causata anche da altri ceppi virali, come quelli appartenenti al gruppo degli adenovirus - che interessano elettivamente i bambini, con una durata piuttosto lunga della malattia (5-12 giorni in media, fino ad oltre 2 settimane) - ed in misura minore da ceppi appartenenti al gruppo dei calicivirus e degli astrovirus. Non bisogna inoltre dimenticare che solo il 70% circa delle gastroenteriti infettive è di origine virale, mentre il rimanente 30% ha origini batteriche.

Dissenteria

Dissenteria

La dissenteria è una malattia infettiva a carico dell'apparato digerente e causata dall'ingestione di alimenti infetti e di acqua contenente microrganismi.

I due principali tipi di dissenteria sono causati da batteri del genere Shigella (dissenteria bacillare) e dal protozoo Entamoeba histolytica (dissenteria amebica).

I sintomi della malattia sono diarrea, con presenza di muco e sangue nelle feci, a volte accompagnata da febbre e vomito.






La dissenteria è un processo infiammatorio dell'intestino crasso mentre la diarrea è l'emissione di feci non completamente formate, di consistenza liquida, con o senza muco solitamente superiore alle tre volte al giorno. L'evacuazione ripetuta ma di feci normali non è da considerare diarrea.
Cause della diarrea

La diarrea non è una malattia ma è un sintomo variamente interpretabile: può essere:

1. Secretoria: diarrea profusa, acquosa incolore a volte con nausea, vomito, dolore crampiforme crentroaddominale, raramente febbre. Si ha una perdita idrosalina che può portare specie in soggetti debilitati o piccoli a ipocalemia e acidosi metabolica. Causata da infezioni (virus, batteri) farmaci o veleni (digitale, etanolo) o allergie alimentari.
2. Essudativa: mucopurulenta con frequenza ma di modesta entità, dolori centroaddominale, febbre. Causata da infezioni (protozoi, elminti) o colite.

Le cause più comuni di questo sintomo sono:

* Farmaci: capita a chi assume antibiotici (nel 20% dei casi), a chi usa dosi eccessive di lassativi, a chi utilizza digitale, ipertensivi, ipocolesterlemizzanti, antinfiammatori (per effetto collaterale, per questo bisogna assumere gli antinfiammatori a stomaco pieno).
* Diarrea del viaggiatore, del turista o "Vendetta di Montezuma": inizia da 3 a 7 giorni dall'arrivo nel paese ed ha varia sintomatologia (febbre, sangue nelle feci). Spesso dura meno di una settimana. Per prevenirla evitare il più possibile cibi crudi, ghiaccio e acqua non in bottiglia.
* Infezioni di vario tipo: batteriche (Escherichia Coli, Salmonella, Streptococcus Aureus o altri che aderiscono alle cellule della mucosa, le danneggiano e producono endotossine che inibiscono il riassorbimento di sodio e cloro richiamando acqua nell'intestino), parassitarie (amebe, elminti), protozoi (Giardiasi), virus (Rotavirus o Adenovirus che penetrano le cellule dei villi e le distruggono causando malassorbimento).
* Veleni: quale può essere l'etanolo ossia l'alcool specie i superalcolici.
* Digestiva: da consumo di bevande fredde o da colpo di calore.
* Sindrome dell'intestino irritabile: potrebbe essere presente se per tre mesi consecutivi si ha dissenteria con diarrea e dolore addominale (con miglioramento dopo la defecazione), meteorismo, aumento della secrezione mucosa. Conviene provare ad aumentare le fibre tipo PSYLLIUM (Psyllio) (anche se nelle prime settimane aumenta la flautolenza) e l'acqua fino a due litri evitando cibi di disturbo per l'intestino.
* Allergie o intolleranze alimentare: al lattosio, al glutine. Questo è un caso da trattare a parte ma vale la pena accennare che è quasi endemica una leggera intolleranza al lattosio dopo i primi mesi di vita.

Terapia classica della dissenteria

1. Mettersi a riposo, usare una borsa dell'acqua calda per alleviare il dolore addominale o cataplasmi con i semi di lino.
2. Per prima cosa bisogna bloccare la perdita di liquidi tramite una idratazione iposmolare (per evitare diarrea osmotica) ed alcalina (per evitare l'acidosi) iniziale che dura da 6 a 20 ore prima di poter riprendere ad alimentarsi. E' ridotto l'assorbimento del sodio a livello intestinale ma i vettori associati sodio/carboidrati e sodio/amminoacidi sono costanti. Assieme a dei carboidrati quali lo zucchero rientra nell'organismo il sodio, anche se si nota un leggero peggioramento iniziale, perché i processi di secrezione e assorbimento sono separati.
Per tale idratazione può utilizzare un composto commerciale come ad esempio DICODRAL buste, HUMANA IDRAVITA buste oppure PREREID MILTE buste. In alternativa si ricorre ad una preparazione galenica della farmacia (cloruro di sodio 3 grammi, cloruro di potassio e bicarbonato di sodio ana 1,5 grammi, glucosio [DEXTROPUR] 20 grammi, acqua depurata 1 litro) oppure una ad una miscela casalinga di 1 cucchiaino di sale da cucina, 1 cucchiaino di bicarbonato, 3 cucchiai di zucchero, 2 aranci, 1 litro d'acqua.
3. Dal punto di vista alimentare bisogna evitare cibi che possano disturbare l'intestino come ad esempio fritti, salami, cibi in scatola, legumi, latte e latticini ad esclusione dello yogurt, liquidi gasati, caffè e alcolici.
Allo stesso modo ridurre i cibi solidi ed aumentare i liquidi (acqua, brodo di verdure, te); ed aumentare l'assunzione di cibi astringenti: quali riso bollito, crema di riso, uova sode, carote tritate, carne bianca ai ferri, banane, mele grattugiate, gelatine di mele cotogne, purè di patate.
Per i neonati si utilizza un latte apposito (PELARGON della Nestlè), o se più grandi crema di riso, pappe con farina di carrube (AROBON) o omogeneizzati di cibi astringenti.
* Succo di limone anche dolcificato più volte al giorno;
* Succo di arancia magari più gradito dai bambini;
* Sorba molto matura anche in purea indicata solo negli adulti;
* Nespola: molto mature e sbucciate;
* Mela cotogna da consumare cotta o ridotta in gelatina (cotognata); i suoi tannini agiscono da astringenti e da antibatterici.
* Mirtillo fresco
* Farina di carrube tostate; agisce oltre che per la forte concentrazione di pectine che assorbono i liquidi, anche per la forte presenza di lignine antibatteriche e per la capacità fisica di tamponare l'acidosi. Di sapore simile al cacao e quindi gradita dai bambini; si utilizza anche nei lattanti (5 grammi in 100 ml di latte). Causa una tipica colorazione caffè delle feci.
* Carote crude grattugiate con sale e limone oppure lesse o ridotte in purea. Legata all'azione assorbente delle fibre. Proporzione di assorbimento: carota poi mela e ultima banana. Azione disinfiammante.
* Mele preferibili acidule tipo renette, grattugiate con zucchero e limone o anche intere. Nell'adulto ha modesti risultati. Meglio dai 3 mesi ai 10 anni. Legata all'azione assorbente delle fibre e dell'azione astringente e antibatterica del tannino.
* Banane ben mature. Legata all'azione assorbente delle fibre oltre che alla presenza di carboidrati nutrienti.
* Cachi: molto maturi; fornisce una buona dose di pectine e di tannini che sono astringenti e antibatterici..
* Yogurt fresco. Azione dovuta alla colonizzazione intestinale dei lattobacilli. Ha forse anche valore preventivo della diarrea oltre che terapeutico. Le motivazioni sono molte e gli studi di efficacia si sprecano nonostante il dubbio iniziale che i lattobacilli normali non potessero superare la barriera gastrica. Attenua i sintomi. Utilizzabile anche il siero, la cagliata, il latticello, o la prescinseua ligure.
* Riso specie in bianco. Dovrebbe essere il primo alimento solido dopo la fase di idratazione. Meglio se bianco e non integrale per una sua maggiore azione astringente. Crema di riso: 5 cucchiai di farina di riso in 1 litro d'acqua. Acqua di riso (30 grammi bolliti in 1 litro d'acqua); l'uso di acqua di riso al posto della soluzione glucosata idratante ha dato risultati migliori causando reidratazione e al contempo riducendo le scariche diarroiche.
* Fragole oltre che astringente è anche disinfettante; ideali con limone o in purea.
* Tè nero: ideale nella fase di idratazione iniziale ma anche come mantenimento in varie forme di colite. È astringente per la forte presenza di tannini anche se un eccessivo consumo porta a disidratazione per aumento della diuresi.
* Vino rosso: da preferire rispetto al bianco per la presenza di flavonoidi e tannini: i primi favoriscono l'assorbimento dei secondi.
* Miele specie monocultura di timo o di acacia. Ha una blanda azione antibatterica ed inoltre, per la sua forte concentrazione di glucosio, si può utilizzare nella preparazione artigianale di soluzioni idratanti.
4. Enterovaccini: La flora batterica è una barriera alla sovrinfezione ed inoltre sinterizza vitamina K e B. È utile integrare con:
* Fermenti lattici, ossia microrganismi produttori di acido lattico, resistenti al transito intestinale (quelli presenti nello yogurt "tradizionale" hanno minore utilità) quali YOVIS buste o VSL3 buste che si tengono in frigo; FERMENTURTO fiale orali da usare tre giorni 3 il primo giorno, 2 il secondo e 1 il terzo; ENTEROGERMINA tipicamente senza alcun sapore, NEOLACTOFLORENE o LACTOPIU addizionati con vitamine; LACTOGERMINE o LACTOFER o AXIDOPHILUS privi di lattosio.
* Saccaromyces Boulardii AXIBOULARDI 2 capsule al giorno.
* Vaccino colibaccillare / subtilico 2 o 3 al giorno
* Lievito di birra.
5. Adsorbenti: il loro utilizzo permette di avere un leggero indurimento delle feci migliorando il transito e l'assorbimento. CARBONE (Carbone) e SIMETIC, MYLICON (Simeticone) si utilizzano soprattutto in presenza di meteorismo, DIOSMECTAL buste o NODIA buste (Diosmectite), STREPTOMAGMA sciroppo o compresse (Attapulgite), specie per i bambini.
6. Antipropulsivi: DIARSTOP, DISSENTEN, IMODUM, DIARZERO, LOPERAMIDE (Loperamide) 2 compresse subito e una ad ogni ulteriore scarica; massimo 8 al giorno e soprattutto nei bambini sotto i quattro anni per cui è meglio usare adsorbenti. Meglio non superare i 5 giorni di utilizzo. Per bambini o animali ideale la nuova formulazione dell'IMODIUM sublinguale che si scioglie in bocca istantaneamente.
7. Antibiotici: a partire dalla terza scarica nel giro di otto ore si utilizza BIMIXIN, ENTEROSTOP, OROBICIN (Neomicina e Bacitracina) 1 compressa ogni 6-8 ore; RIFACOL, NORMIX (Rifamixina) 1 compressa ogni 6 ore; HUMATIN (Paromomicina); BACTRIM (Cotrimoxazolo) 2 compresse ogni 12 ore per quattro giorni; NORFLOXACINA (Norfloxacina), oppure in caso di infezioni protozoarie FLAGYL o METRONIDAZOLO (Metronidazolo).
8. Antispastici: in caso di dolori addominali si può utilizzare il BUSCOPAN (Scopolamina butilbromuro) il DUSPATAL (Mebeverina cloridrato) oppure su indicazione medica il LEXIL (Propantellina bromidrato associato a una benzodiazepina che è un tranquillante)..
9. Antinfiammatori: specie nei casi d'intestino irritabile o colite ulcerosa per abbattere il livello di infiammazione della mucosa intestinale. La diagnosi andrebbe ovviamente effettuata da un gastroenterologo e l'uso di tali farmaci [ASACOL, ASALEX, PENTACOL, PENTASA, ASAMAX, CLAVERSAL (Melsalazina), BAZIDE (Balsalazide), COLIFOAN (Idrocortisone), CLIPPER (Beclometasone)] è di stretta sua competenza. Da notare però che l'uso di cortisone (che si sta utilizzando magari per altre patologie quali allergie o dolori articolari) può causare un leggero miglioramento del quadro aumentando l'assorbimento perché aumento il numero di trasportatori.

Terapia fitoterapica

1. Infuso di Assenzio:
Mettere 15 granmmi di inflorescenzeper 10 minuti in infusione in un litro di acqua bollente poi filtrare e berne due tazze i giorni prima del viaggio.
2. Decotto di Cardo Mariano:
Far bollire un grammo di polvere di semi in una tazza d'acqua per circa dieci minuti e poi bere la settimana prima di partire.
3. Decotto di Lichene d'Islanda:
Far bollire 15 grammi di pianta in un litro d'acqua per circa trenta minuti senza coprire e poi dopo aver filtrato e fatto freddare, bere senza zuccherare.

Terapia omeopatica

I consigli che seguono prevedono comunque che si rispettino i primi quattro o anche cinque punti della terapia classica e se possibile l'utilizzo in prima linea di TORMENTILLA HEEL che è ideale per le diarree acute o croniche (1 compressa ogni 15 minuti per non più di due ore poi scendere alla dose di tre al giorno) oppure CHINA RUBRA che, assieme all'ARSENICUM ALBUM e al VERATRUM ALBUM sono la dotazione base per i turisti che temono disturbi dissenterici. I dosaggi dei granuli sono da considerarsi in genere 5 o 9 CH ma ovviamente variano in base all'età e alle condizioni individuali.

1. Diarrea indolore, meteorismo, gonfiore addominale, spossatezza, comunque perdita di liquidi e spossatezza, quindi per qualunque tipo di diarrea:
CHINA RUBRA 5 granuli dopo ogni scarica. Se hanno colorazione particolarmente giallastra (tipica nel disturbo epatico) associare CHELIDONIUM.

2. Diarrea scura, bruciante e nauseabonda, specie se in correlazione con una intossicazione alimentare di alimenti avariati:
ARSENICUM ALBUM 5 granuli dopo ogni scarica. Oppure PYROGENIUM oppure OKOUBAKA D3 10 gtt ogni ora.

3. Diarrea a getto con sudori freddi e dolori addominali:
VERATRUM ALBUM 5 granuli dopo ogni scarica. Alcuni autori suggeriscono di alternarlo con CUPRUM METALLICUM e con ARGENTUM NITRICUM.

4. Feci di consistenza variabile tipiche di una diarrea digestiva da consumo di cibi freddi:
PULSATILLA 5 granuli dopo ogni scarica.

5. Diarrea parte solida e parte liquida da indigestione o da bagni freddi:
ANTIMONIUM CRUDUM 5 granuli dopo ogni scarica. Eventualmente associare a NUX VOMICA.

6. Diarrea acquosa a getto, spossante, con crampi tipica del turista con nausea e gonfiore:
PODOPHYLLUM PECTATUM 5 granuli dopo ogni scarica.

7. Feci schiumose, color verde erba e fermentate con nausea e ipersalivazione:
IPECA 5 granuli dopo ogni scarica; conviene associarlo con MERCURIUS SOLUBILIS e ACONITUM.

8. Diarrea verde, schiumosa, irritante, specialmente se provocata dal latte:
MAGNESIA CARBOICA 5 granuli dopo ogni scarica. Se acida/acre in modo particolare associare CALCAREA CARBONICA.

9. Diarrea scura, pastosa di odore acre, da dentizione o dopo consumo di frutta acerba:
RHEUM OFFICINALE 5 granuli dopo ogni scarica.

10. Diarrea a getto con muco e formazione di gas con alimentazione normale:
ALOE SOCOTRINA 5 granuli dopo ogni scarica oppure RECKEWEG R4 (con febbre: 20 gocce ogni 15-60 minuti, senza febbre oppure una volta sfebbrati: 10-15 gocce oppure 1-2 compresse ogni 1-2 ore, terminati tutti i sintomi continuare per 2-3 giorni 10-15 gocce oppure 1-2 compresse 3 volte al giorno. In caso di coliche associare R 37, con nausea e vomito R 52.) oppure VERATRUM PENTARKAN DHU 10-20 gocce ogni 30 minuti poi a miglioramento tre volte al giorno oppure HORUS H9 5 granuli 4 volte al giorno.

11. Diarrea con striature di sangue:
MERCURIUM CORROSIVUS oppure CROTALUS HORRIDUS.

12. Diarrea chiaramente emotiva, specie alla vigilia di qualche esame:
GELSENIUM associato con ARGENTUM NITRICUM o in casi estremi ACONITUM con OPIUM.
Se dovuta a forti collere:
CHAMOMILA e COLOCYNTHIS.

13. Diarrea infantile:
KINDIGEST 3 granuli ogni 30 minuti poi 3 volte al giorno a miglioramento avvenuto.
Con coliche violente associare COLOCYNTHIS.
Con tenesmi associare ARSENICUM ALBUM o CANTHARIS.
Con prostrazione intensa associare ARSENICUM ALBUM o ACETICUM ACIDUM.
Con perdite ematiche associare CROTALUS HORRIDUS.
Se da dentizione utilizzare CHAMOMILLA.

14. Diarrea del turista:
fermo restando l'uso di ARSENICUM ALBUM, OKOUBAKA D3, VERATRUM ALBUM o quanto pare indicato a seconda dei sintomi ideale una profilassi con OKOUBAKA D3.

15. In Convalescenza: VITA C-15 forte 1 fiala al giorno.

16. Come preventivo: MUCOSA COMPOSITUM HEEL (3 fiale la settimana) per migliorare lo stato delle mucose e aumentarne le difese.

20.2.09

Coda di Bue



(Brasato di coda di bue)
Coda di bue in umido con i porri, cipolle, carote


-1 grande cipolla tritata
-1 porro tritato
-3 carote tagliate
-8 pezzi di coda di bue al servizio (circa 4-5 libbre)
-2 fette prosciutto tritato
-Olio extra vergine di oliva
-4 oz Fino sherry
-Brandy
-2 foglie di alloro
-Rametto di timo
-Rametto di prezzemolo
-2 spicchi di aglio
-Pizzico di chiodi di garofano a terra
-Pizzico di pepe rosso


In un tegame, aggiungere l'olio d'oliva e fate cuocere l'aglio, prosciutto, porri, cipolle e carote finché le cipolle sono molli. Transfer to a pot. Trasferire in un piatto.

Aggiungi alla coda di bue sbiancate tegame e fate cuocere fino a più elevato calore rosolato.

Quando rosolato, aggiungere lo sherry e brandy, deglaze padella e aggiungere tutti alla pentola con le verdure, aggiungendo un po 'd'acqua per fare uno spezzatino.

Aggiungere il resto delle erbe e spezie per la pentola, e far cuocere fino a quando la coda di bue è gara (1-2 ore) l'aggiunta di liquidi o di carni di magazzino, se necessario.

Piselli dolci

(Sweet inglese Piselli)

DESCRIZIONE: Piselli conditi con menta

1 lb piselli
2 oz. butter burro
1 TBS. chopped fresh mint tritate di menta fresca
1 cucchiaino. sugar zucchero
sale
pepe macinato fresco

Cuocete i piselli in una piccola quantità di acqua bollente salata fino a che non siano di gara (circa 2-5 minuti a seconda delle loro dimensioni).

Se si utilizzano i piselli surgelati, seguire le istruzioni riportate sulla confezione. Drain and set aside. Scolate e mettere da parte.

Scaldare il burro in un tegame e aggiungete i piselli, menta, e lo zucchero. Toss e cuocere dolcemente per 2 minuti.

Aggiungete a vostro gusto sale e pepe e servire.

Garmey, Jane. Great British Cucina: una ricetta tenuta segreta.
New York: Random House, 1981.

19.2.09

DISMENORREA



Introduzione

Circa la meta' delle donne con cicli mestruali lamenta dolori per 1 o 2 giorni al mese. In genere il dolore e' sopportabile, ma talvolta è così intenso da ostacolare le normali attività; in quest'ultimo caso si parla di dismenorrea.
La dismenorrea è così frequente da rappresentare per le donne giovani la causa principale di astensione dal lavoro o dalla scuola. Di seguito discuteremo i sintomi e le cause della dismenorrea e di come alleviare il dolore.



Che cos'è
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La dismenorrea o mestruazione dolorosa è un'alterazione mestruale, accompagnata da disturbi generali o locali e da dolori, che interessano in genere la regione pelvica e l'addome.
La mestruazione dolorosa affligge approssimativamente il 50% delle donne mestruate e nel 10% circa dei casi può impedire le normali attività quotidiane, costringendo a letto per più ore o giorni le donne interessate.
Il dolore può precedere la mestruazione di alcuni giorni o può accompagnare il ciclo, e generalmente si affievolisce con la fine della mestruazione.
In alcuni casi la dismenorrea può essere accompagnata da perdite ematiche consistenti (menorragia).
Vi sono due diverse forme di dismenorrea: quella primitiva (che appare nelle donne che non hanno mai partorito) e una forma secondaria (frequente nelle donne che hanno già partorito).

Esistono due tipi di dismenorrea: primaria e secondaria.

DISMENORREA PRIMARIA
(Dismenorrea funzionale)

Dolore periodico associato ai cicli ovulatori, senza alterazioni dimostrabili a carico dell'apparato riproduttivo.

Il dolore sembra derivare dalle contrazioni e dall'ischemia dell'utero, probabilmente mediate dalle prostaglandine prodotte dall'endometrio secretivo; pertanto, la dismenorrea primaria è praticamente sempre associata ai cicli ovulatori. Fattori predisponenti possono includere il passaggio di materiale attraverso il canale cervicale, la presenza di un orifizio uterino stretto, la malposizione uterina, la mancanza di esercizio fisico e l'ansia nei riguardi delle mestruazioni. Questo comune disturbo inizia, in genere, durante l'adolescenza e tende a diminuire con l'età e dopo la gravidanza.


Sintomi e segni

Il dolore, localizzato ai quadranti inferiori dell'addome è, in genere, crampiforme o a tipo colica, ma può essere anche un dolore sordo, costante che si irradia alla schiena o alle gambe. Il dolore può iniziare prima o contemporaneamente alle mestruazioni, tende a raggiungere l'acme dopo 24 h e, in genere, recede dopo 2 gg. A volte sono espulsi frammenti di endometrio (dismenorrea membranosa) o coaguli. Sono frequenti la cefalea, la nausea, la stipsi o la diarrea e la pollachiuria; talora si ha il vomito. I sintomi della SPM (v. sopra) possono persistere per parte o per tutto il periodo mestruale.


Terapia


La donna deve essere rassicurata circa la normalità dei propri organi riproduttivi. Molte donne non hanno bisogno di farmaci, ma per quelle con sintomi fastidiosi, i farmaci più efficaci sono gli inibitori della prostaglandina-sintetasi (p. es., ibuprofene, naprossene, acido mefenamico). Un farmaco può essere più efficace se iniziato 24-48 h prima e continuato per 1 o 2 giorni dopo l'inizio delle mestruazioni. Se il dolore continua a interferire con le normali attività, è consigliabile ottenere la soppressione dell'ovulazione con i contraccettivi orali estroprogestinici a basso dosaggio. Si possano usare degli antiemetici. Possono essere d'aiuto un adeguato riposo, il sonno e un regolare esercizio fisico.




DISMENORREA SECONDARIA
(Dismenorrea acquisita)

Dolore che accompagna le mestruazioni, causato da una patologia dimostrabile.

L'endometriosi è una frequente causa di dismenorrea; anche l'adenomiosi ne può essere responsabile. Alcune donne hanno un orifizio uterino estremamente stretto (secondariamente a una conizzazione o a una crio- o termo-cauterizzazione); il dolore si manifesta quando l'utero tenta di espellere il tessuto attraverso l'orifizio. Un fibroma peduncolato sottomucoso o un polipo endometriale possono, occasionalmente, causare dolore crampiforme quando sono estrusi dall'utero. Una malattia infiammatoria della pelvi può causare un dolore diffuso e continuo ai quadranti inferiori dell'addome, che tende ad aumentare durante le mestruazioni. A volte, non può essere riscontrata alcuna causa.

Terapia

Il trattamento iniziale è di tipo medico (p. es., gli inibitori della prostaglandina-sintetasi, i contraccettivi orali, il danazolo, i progestinici). Per il trattamento dell'endometriosi, v. Cap. 239. Se possibile, vengono corretti il disordine di base o l'alterazione anatomica, con il miglioramento dei sintomi. La dilatazione di un orifizio cervicale stenotico può dare sollievo per 3-6 mesi (e permette una revisione diagnostica della cavità uterina, se necessaria). Possono essere necessarie la miomectomia, la polipectomia o la dilatazione e la revisione. L'interruzione dell'innervazione uterina mediante una neurectomia presacrale e la sezione dei legamenti sacro-uterini può essere di beneficio in pazienti selezionate. Anche l'ipnosi può essere utile.


ECCO UN VIDEO (CONSIGLIATISSIMO) DOVE SI TRATTA LA DISMENORREA MOLTO SEMPLICEMENTE:

http://www.youtube.com/watch?v=qQv6sI3Fuvg

Maccheroni con salsiccia




Ingredienti:
500g di maccheroni
- 4 salsicce
- 1 bicchiere di latte
- 1 cucchiaio di farina
- 30g di burro
- 50g di grana grattugiato - sale.

Fate lessare la pasta in acqua bollente salata, nel frattempo spellate le salsicce e tagliatele a fette non troppo sottili. Fate sciogliere il burro in una padella che possa poi contenere la pasta: non appena sarà spumeggiante unitevi i pezzetti di salsiccia e fateli colorire. Una volta rosolati spolverizzateli con la farina passata attraverso un colino, mescolate e subito dopo versate piano il latte, continuando a mescolare, salate e fate cuocere il sugo pianissimo per 8 minuti circa. Scolate la pasta e rovesciatela nella padella, rigirandola; spargetevi sopra il formaggio, mescolate di nuovo. Servite ben caldo a tavola.

IPhone "Il nuovo telefono"

Telefono, iPod, Internet e molto di più.

Ecco a voi iPhone 3G. Con la veloce tecnologia 3G wireless, Mappe con GPS, il supporto per funzionalità aziendali come Microsoft Exchange ActiveSync e il nuovo App Store, iPhone 3G vi offre funzionalità ancora più sorprendenti. E proprio come il modello originale di iPhone, unisce tre prodotti in uno: un telefono rivoluzionario, un iPod widescreen e uno straordinario dispositivo Internet con e-mail in formato HTML e navigazione web completa. iPhone 3G ridefinisce nuovamente ciò che potete fare con un telefono cellulare.
www.apple.cpom






Alcuni aspetti dell’abbonamento obbligatorio con AT&T.

Con la fotocamera da 2 megapixel non si può registrare video clip
Nonostante venga pubblicizzato come un cellulare con un vero browser, iPhone non supporta Flash e non è quindi in grado di mostrare molti siti
Nonostante si possano vedere fino a 10.000 video su Youtube, non si possono guardare tutti i video di YouTube
Nonostante si possano usare Meebo e altri espedianti per chattare, iPhone non supporta l’instant messaging
Anche se si possono usare auricolari Bluetooth pet le chiamate, la musica non può essere ascoltata in stereo con le cuffie Bluetooth
Non è possibile caricare programmi esterni sull’iPhone, ma solo eventuali programmi approvati da Apple (che, in genere, non sono gratuiti)
L’iPhone non ha alcun gioco e quelli dell’iTunes store non sono compatibili
Nonostante l’ampia memoria a disposizione, non è possibile personalizzare la suonerie usando Mp3
Anche se un gadget avanzatissimo sul piano dell’interfaccia, non sono previsti comandi vocali, nemmeno per comporre un numero
La tastiera non sembra diventare più facile da usare mano a mano che ci si abitua: scrivere punti e virgole è veramente scomodo, perchè si deve cambiare ogni volta schermata
Con l’iPhone non si possono inviare foto/immagini ad altri cellulari usando gli MMS
Non è possibile usare l’iPhone in altri continenti con le schede SIM - si è obbligati ad usare i servizi roaming di AT&T
Non si può scaricare o accedere ad iTunes direttamente dall’iPhone, ma si deve sempre avere un computer a portata di mano
Non si può usare iPhone come un modem, come si può invece fare con altri cellulari
iPhone, non essendo abilitato al GPS, non può mostrare mappe GPS in tempo reale, come invece si può fare sul Blackberry 8800
Non si può andare in vacanza o viaggiare senza caricabatterie, perchè la batteria non è estraibile nè sostituibile, e quindi non si possono usare batterie di scorta
Lo spazio è “limitato” a 4 GB o 8 GB, perchè iPhone non supporta l’uso di schede di memoria rimovibili
iPhone non è in grado di web-navigare velocemente come i concorrenti, perchè non è un cellulare 3G - almeno per quanto riguarda la versione americana, mentre quella europa sembra che sarà dotata di UMTS (ndt)
Non è possibile connetterlo a tutti gli iPod Docks e connettori: molti funzionano, ma alcuni no
Non tutti gli auricolari o cuffiette saranno collegabili al jack dell’iPhone, e l’adattatore costerà circa 40,00 USD
Prima di poterlo utilizzare, è necessario attivare iPhone attraverso iTunes.com
Dal momento che iPhone non ha la batteria estraibile e una batteria dura in media 300-400 cariche, si dovrà chiedere ad Apple la sostituzione della batteria ogni anno o due. Questo comporta non solo il costo di sostituzione, ma anche la scomodità di non avere iPhone disponibile per almeno una settimana ogni anno
La tastiera intelligente non supporta il copia-incolla
Facendo un rapido calcolo, un iPhone viene a costare almeno 2.200 USD se si considera il costo dell’abbonamento biennale con AT&T (alla tariffa minore)




Apple: iPhone jailbreaking viola i nostri diritti d'autore

Apple ha detto il US Copyright Office che si ritiene iPhone jailbreaking è una violazione del Digital Millennium Copyright Act e viola i suoi diritti d'autore, secondo la Electronic Frontier Foundation. Il FEP sta cercando di ottenere il Copyright Office di concedere una deroga a nome DMCA iPhone di proprietari che hanno scelto di loro iPhones jailbreak, o ignorare la restrizione Apple iPhone posti sullo standard che consente solo l'installazione di applicazioni da fonti autorizzate: l'App Store. Nella sua risposta al Copyright Office (clicca qui per PDF), Apple disaccordo che una tale esenzione è stata corretta in quanto l'atto stesso del jailbreaking l'iPhone risultati in violazione del diritto d'autore.
il FEP, l'argomento è che jailbreaking tuo iPhone è protetta in virtù del fair-use
dottrine, e che il Copyright Office dovrebbe concedere una deroga, perché "il
cultura di ritocchi (hacking o, se preferite) è una parte importante della nostra innovazione
economia.
Ma la risposta di Apple è che alcuni utenti di jailbroken iPhone effettivamente jailbroke stessi, anzi, che ha creato il software scaricato da altre parti per far sì che questo accada.
Non aspettatevi di Apple a venire a bussare alla tua porta, se si sta utilizzando un jailbroken iPhone, ma ha utilizzato un simile argomento in caso Psystar e nessuno ha confiscato il mio computer ancora aperte. Ma Apple potrebbe essere cercando di costruire slancio al riconoscimento delle jailbreaking che fa più male che bene, già questa settimana, iPhone sviluppatori hanno discusso la scrittura di software che funziona solo su iPhone imprigionato come un modo di impedire l'applicazione bootlegging.

FONTE: http://news.cnet.com

L'iPod

L'iPod è un lettore di musica digitale basato su hard disk e memoria flash presentato sul mercato da Apple il 23 ottobre 2001.

Caratteristiche

iPod smontato
L'iPod nelle sue prime versioni aveva un involucro di policarbonato bianco, nel corso degli anni e dei vari modelli si sono aggiunti diversi colori e per materiale dell'involucro si è utilizzato l'alluminio. Nella sua faccia anteriore il lettore è contraddistinto dalla presenza di un dispositivo che funziona come una ghiera girevole, pur non avendo nessun meccanismo in movimento. Questa funziona come dispositivo di input per comandare l'apparecchio e per navigare tra i contenuti e la si utilizza usando un solo dito.
Negli anni, Apple ha provveduto a modificare l'iPod e ad aggiornarlo, arrivando il 6 gennaio 2004 alla terza edizione. Nella medesima data ha provveduto a lanciare l'iPod mini, un dispositivo simile all'iPod ma di dimensioni ancora più ridotte, con chassis in alluminio e prodotto prima in cinque colori, poi ridotti a quattro.
L'iPod, contrariamente a qualsiasi altro lettore MP3, non permette di operare direttamente sui file al suo interno; si può sincronizzare con il computer solo attraverso il software iTunes, sviluppato dalla stessa Apple, tramite il quale si possono effettuare acquisti nel negozio di musica digitale online di Apple, iTunes Store. Esistono tuttavia vari software gratuiti di terze parti, alternativi ad iTunes (spesso criticato dagli utenti come eccessivamente invasivo)[1], che permettono all'iPod di interfacciarsi con il computer. iPod supporta le canzoni codificate nei formati MP3, WAV, AAC, AIFF, Apple Lossless e il formato di audio libri Audible.
La qualità della riproduzione audio è elevata: il segnale in uscita può essere inviato ad un sistema di amplificazione Hi-Fi, con una resa sonora abbastanza buona per un riproduttore di files musicali "compressi", spesso migliore rispetto a quanto offerto dalla diretta concorrenza. Gli auricolari standard Apple consentono invece la fruizione della musica praticamente ovunque, con un accettabile grado di isolamento acustico rispetto all'ambiente e con un esito di buon profilo (per tutti i generi musicali) per questo tipo di trasduttori[senza fonte]. Recentemente Apple ha lanciato una nuova linea di auricolari canalari ("In-ear headphones") di alta fascia di prezzo che, infilati a fondo nel canale uditivo, aumentano l'isolamento rispetto ai rumori ambientali ed enfatizzano la risposta sonora alle basse frequenze. L'uso di questi auricolari in-ear è però tendenzialmente limitato a generi musicali ad alto rapporto segnale-rumore (es. musica da discoteca) a causa della modesta qualità audio, della distorsione e dell'elevato rumore di fondo esibiti da questa nuova tecnologia, inadatta per la musica classica o il jazz.


Il 12 ottobre 2005, il famoso "One more thing" di Apple era una nuova versione dell'iPod. Questa nuova implementazione del player è dotata di funzionalità video e pertanto di un display più ampio, da 2,5 pollici, mezzo pollice in più rispetto al modello precedente; anche la risoluzione è stata migliorata e portata a 320 × 240 pixel. I video si possono vedere anche su un Televisore collegando l'iPod attraverso un cavo apposito.
Le dimensioni sono invariate rispetto all'iPod 4G tranne che nello spessore che è inferiore (11 mm per il modello da 30 GB e 14 mm per quello da 60 GB: circa 3 mm più sottile rispetto al modello precedente).
Era disponibile in due tagli di memoria da 30 GB (329 euro)* e da 60 GB (449 euro)* e in due colorazioni: : la classica bianca e, per la prima volta, anche la nera.
Venne resa disponibile anche la versione limitata U2, disponibile da 30 GB con ghiera rossa e lato cromato nero con le serigrafie delle firme dei componenti degli U2. Il prezzo è di 359 euro (*). Anche gli accessori in dotazione cambiano rispetto all'iPod 4G/Photo/Color: non è più presente l'alimentatore ma soltanto il cavo USB per la sincronizzazione e la ricarica; in più è dotato di una custodia di base in neoprene.
Bisogna altresì ricordare che molti esperti ritengono che l'iPod Video non sia stato creato esplicitamente per vedere filmati e video musicali, quindi potrebbe essere considerato come una versione migliorata del suo predecessore: infatti, esso comprende, fra le altre funzioni, anche i codec necessari per riprodurre videoclip musicali o brevi filmati, come i video podcast, oggi distribuiti attraverso l'iTunes Store.


Il 5 settembre 2007, Apple presentò la sesta incarnazione dell'iPod, stavolta dandogli un nome, "Classic". Questo modello si evidenza per un look "all metal", con la parte frontale in alluminio e non più in policarbonato, ed è dotato di una nuova interfaccia grafica con integrata la modalità CoverFlow. Sparisce il modello bianco, per via del nuovo materiale, e viene sostituito dal colore alluminio sbiancato.
Una novità tecnica è l'adozione del display con illuminazione non più a lampade, bensì a LED, con miglioramento sia della qualità video, dato dal maggior contrasto, che della maggior durata della batteria, per cui la Casa dichiara riproduzione audio fino a 40 ore. Inoltre, gli iPod diventano ancora più sottili dove, per esempio, il modello più grande è tre millimetri più sottile del modello precedente.

Il 9 settembre 2008, in un Apple evento denominato "Let's Rock", il CEO di Apple, Steve Jobs, ha annunciato l'uscita di scena dei precedenti modelli da 80 e 160GB per far posto ad un unico modello di 120 GB, con le stesse dimensioni del precedente 80 GB, disponibile nei colori argento e nero. Nel nuovo iPod classic viene introdotta la funzionalità Genius, che permette di creare playlist casuali, il più possibile conformi al brano iniziale. Il prezzo ufficiale per il mercato italiano è di 229,00 €.


Per settembre 2009 è attesa la settima generazione dell’iPod Classic che, rispetto alla precedente, avrà un display più ampio, da 3,5 pollici di diagonale, integrerà l’accelerometro e sarà dotato di un microfono incorporato (come sull’attuale iPod Nano 4G).
Per la prima volta su un iPod, potrebbe comparire anche un sintonizzatore radio FM con funzione RDS già integrato (e non più opzionale). Dimensioni e peso resteranno pressoché identici a quelli della versione attualmente in commercio e sarà disponibile nelle colorazioni “Silver” (Argento) e “Black” (Nero).
La capacità dell’Hard Disk salirà a 250GB e, successivamente, dovrebbe fare la sua entrata in scena anche una versione con Hard Disk da 320GB. Il prezzo ufficiale dell’iPod 7G sarà di 179€.




Strategie commerciali


Nato tra contrasti interni (perché molti nella casa madre non ne vedevano l'utilità), l'iPod è stato un successo immediato e rappresenta oggi, oltre a una fonte di incassi, una pedina fondamentale nella strategia commerciale Apple. Nella presente e soprattutto futura battaglia commerciale che si svolgerà per i dispositivi di intrattenimento digitali, l'iPod permette ad Apple di avere un nome largamente riconosciuto, la larga diffusione del formato audio AAC che può incorporare restrizioni alla distribuzione (i cosiddetti Digital Rights Management o DRM) con FairPlay e numerosi contratti con molte figure di spicco della musica attraverso il sito iTunes Store e il software iTunes, il tutto con una forte integrazione con la sua piattaforma informatica Macintosh.
Apple e Hewlett-Packard, secondo produttore statunitense di Personal Computer, conclusero un accordo nel gennaio 2004 per la rivendita di una versione dell'iPod sotto il marchio HP, permettendo così alla società di rafforzare la propria posizione sul mercato dell'elettronica di largo consumo. Il modello targato HP è stato messo in vendita il 27 agosto 2004 negli USA fino al settembre 2005.

Successo commerciale

Fin dal suo debutto l'iPod ha dimostrato subito di essere molto ben voluto dal pubblico, nel corso degli anni il suo successo e cresciuto fino a esplodere letteralmente nel 2004 con la presentazione dell'iPod mini e dell'iPod di quarta generazione. Una ricerca svolta NPD group afferma che l'iPod ha raggiunto il 92% della quota di mercato dei lettori musicali basati su hard disk< (negli Stati Uniti nel settembre 2004) e rappresenta il 65% di tutti i lettori di musica digitale.
Il 16 dicembre è stata data la notizia della vendita di 10 milioni di iPod. Nel solo 2004 Apple ha dichiarato 8,2 milioni di iPod venduti e di questi 4,5 nell'ultimo quadrimestre dell'Anno (periodo settembre-dicembre). Apple afferma di detenere il 65% degli incassi derivati da lettori MP3 in America nel 2004. Il rimanente è diviso tra 29% legato a lettori su memorie flash e il 6% ottenuto da altri tipi di lettori. Nel 2005 con l'iPod shuffle Apple ha acquisito importanti fette di mercato raggiungendo il 50% del mercato di lettori digitali basati su memorie flash degli Stati Uniti d'America. Le case automobilistiche tedesche BMW e Audi, per prime hanno dotato di serie su una linea di modelli, un connettore integrato nell'impianto audio, atto a ricevere come Plug-in l'iPod, e per la prima volta anche una piccola vettura di grande serie, la Toyota Yaris nella versione Navi (presentata al salone di Francoforte), può disporre come optional, insieme al navigatore satellitare, la presa USB e il connettore iPod per l'ascolto di file musicali MP3, mentre la Smart Fortwo offre di serie, su alcuni modelli, l'impianto audio con iPod incluso invece di un normale riproduttore stereo.
L'iPod detiene il primato nel settore dei lettori di musica digitale, rappresentando ben il 75% del mercato nel 2006. È il lettore MP3 più venduto e famoso al mondo e il 9 marzo 2007 Apple ha annunciato di aver venduto più di 100 milioni di unità iPod.
Il 9 settembre 2008 durante la presentazione di un aggiornamento dei prodotti Steve Jobs ha reso noto che il lettore aveva vendutopiù di 160 milioni di pezzi, cun una percentuale di mercato negli Stati Uniti d'America superiore al 73%.

L’iPod generation a rischio sordità. Studio conferma: danni permanenti all’udito
L’iPod, il lettore digitale di Apple ormai diventato oggetto di culto in tutto il mondo, è di nuovo sotto accusa per le ripercussioni che un suo uso continuato potrebbero avere sull’udito. In base a uno studio condotto negli Usa, infatti, oltre la metà degli studenti delle superiori riportano chiari segni di perdita dell’udito, un risultato che gli audiologi attribuiscono in larga parte all’uso continuato dei lettori MP3 portatili e, più nello specifico, dell’iPod, di gran lunga il più diffuso tra giovani e meno giovani.

18.2.09

Distrofia muscolare



Sotto il termine distrofia muscolare si raccolgono un gruppo di gravi malattie neuromuscolari a carattere degenerativo, determinate geneticamente e che causano atrofia progressiva della muscolatura scheletrica.
Si calcola che in Italia l'1% circa della popolazione sia affetto da malattie neuromuscolari; questa percentuale equivale grosso modo al 10% di tutti gli ammalati neurologici.

Distrofia muscolare di Duchenne

Questo tipo di distrofia, detta anche distrofia muscolare generalizzata dell'infanzia, è la più frequente e la meglio conosciuta tra le distrofie muscolari dell'infanzia. Ha un decorso relativamente rapido e attivo.
L'incidenza varia da 13 a 33 casi/100.000.

Eziologia
Si osserva una forte predisposizione familiare; poiché la patologia è trasmessa come tratto recessivo legato al cromosoma X, si manifesta prevalentemente nei maschi. Nel 30% dei pazienti vi è un'anamnesi familiare negativa e si ritiene che in questi casi avvenga una mutazione spontanea del cromosoma.
Si osserva occasionalmente una forma distrofica muscolare prossimale nelle ragazze. Questo fatto può avere molte spiegazioni:
Se la femmina ha un solo cromosoma X
Per il principio di Lyon, ovvero l'inattivazione del cromosoma X paterno in una grande quantità di cellule embrionali.

Patogenesi
L'alterazione del gene X determina la mancata produzione di una proteina denominata distrofina. Nel muscolo questa è localizzata sul versante citoplasmatico del sarcolemma dove interagisce con la F-actina del citoscheletro, la struttura filamentosa di rinforzo della cellula muscolare.
Inoltre è strettamente legata ad un complesso di proteine sarcolemmali conosciute come proteine legate alla distrofina (DAPs) e glicoproteine legate alla distrofina (DAGs).
La mancanza della distrofina conduce ad una perdita delle DAPs e alla rottura del complesso proteina-distroglicano. Questa rottura rende il sarcolemma suscettibile alla lacerazione durante la contrazione muscolare.

Anatomia Patologica

Negli stadi precoci le caratteristiche principali sono la degenerazione segmentale, la fagocitosi di singole fibre o gruppi di esse, la rigenerazione promossa dalla necrosi.
Con il progredire della malattia si osservano modificazioni comuni a tutti i tipi di distrofia muscolare: perdita di fibre muscolari, fibre residue di maggiore o minore diametro rispetto al normale e disposte casualmente, aumento degli adipociti e fibrosi.
Si osserva quindi uno stato di ipertrofia, risultato dell'ingrossamento delle fibre sane rispetto alle fibre adiacenti inutilizzate. Successivamente la vera ipertrofia viene sostituita da una pseudoipertrofia, dovuta alla sostituzione delle fibre degenerate con tessuto adiposo.
Alla fine le fibre degenerano e scompaiono, presumibilmente a causa dell'estinguersi della capacità di rigenerazione dopo ripetuti insulti. In questo ultimo stadio rimangono solo poche fibre muscolari sparse, quasi perse in un mare di adipociti.Data la forma a L dell'actina sulla tropomiosina



Quadro clinico
La distrofia di Duchenne viene di solito riconosciuta al terzo anno di vita, ma almeno la metà dei pazienti presenta i segni della malattia prima che inizi la deambulazione.
I primi segni che attirano l'attenzione sono l'incapacità di camminare o correre quando queste funzioni avrebbero già dovuto essere acquisite; oppure, una volta che queste attività vengano acquisite, i bambini appaiono meno attivi della norma e cadono facilmente.
Con il passare del tempo aumentano le difficoltà a camminare, correre, salire le scale ed è sempre più evidente la deambulazione anserina. I primi muscoli ad essere colpiti sono il quadricipite, l'ileopsoas e i glutei. I muscoli del cingolo scapolare e degli arti superiori vengono colpiti successivamente.
L'ingrossamento dei polpacci e di altri muscoli è progressivo nei primi stadi della malattia, ma alla fine la maggior parte dei muscoli, anche quelli originariamente ingrossati, tende a ridursi di volume.
Gli arti sono solitamente ipotonici e flaccidi, ma con il progredire della malattia compaiono contratture conseguenti al mantenimento degli arti nella stessa posizione e al mancato bilanciamento fra agonisti ed antagonisti.
I riflessi tendinei dapprima diminuiscono e poi scompaiono parallelamente alla perdita delle fibre muscolari; gli ultimi a scomparire sono i riflessi achillei. Le ossa divengono sottili e demineralizzate. I muscoli lisci sono risparmiati, mentre il cuore è colpito e possono apparire vari tipi di aritmia.
Di solito la morte è dovuta ad insufficienza respiratoria, infezioni polmonari o scompenso cardiaco. In casi rari si osserva un modesto ritardo mentale non progressivo. Solitamente la morte sopraggiunge durante la tarda adolescenza e in non più del 20-25% dei casi il paziente sopravvive oltre il venticinquesimo anno di vita. Ovviamente dipende sempre dal soggetto, negli ultimi dieci anni le prospettive di vita si sono allungate grazie alla ventilazione notturna; basti pensare che negli Stati Uniti ci sono stati casi di pazienti con Distrofia Muscolare di Duchenne che sono arrivati al compimento del cinquantesimo anno di età.


Distrofia muscolare di tipo Becker

Per approfondire, vedi la voce Distrofia muscolare di Becker.
Altra forma di distrofia ben caratterizzata, strettamente correlata alla variante di Duchenne, di cui rappresenta una forma relativamente più benigna.
La sua incidenza è difficile da valutare, forse intorno a 3-6 casi/100.000 nati vivi. Si tratta anch'essa di una malattia legata al cromosoma X, trasmessa praticamente solo ai maschi.
Al contrario che nella forma di Duchenne, qui la distrofina è presente, ma risulta strutturalmente anormale.

Quadro clinico
Essa provoca debolezza e atrofia degli stessi muscoli coinvolti nella distrofia di Duchenne, ma l'esordio è più tardivo, comparendo intorno ai 12 anni. L'età media alla quale viene persa la capacità di camminare è di 25-30 anni e la morte sopraggiunge in genere nella quinta decade.
L'interessamento cardiaco è meno frequente e le facoltà intellettive sono di solito normali.


Distrofia Miotonica

Questa malattia è la più comune forma di distrofia dell'età adulta. Si distingue per:
Trasmissione autosomica dominante ad alta penetranza
Distribuzione particolare dell'atrofia
Associazione di miotonia
Presenza di alterazioni distrofiche nei tessuti extramuscolari (cristallino, testicolo, cute, esofago, cuore)
Sono interessati costantemente dal processo distrofico certi muscoli quale l'elevatore della palpebra, i muscoli mimici, lo sternocleidomastoideo, i muscoli dell'avambraccio e della mano, della loggia anteriore delle gambe.
Il gene difettivo di questa patologia è stato localizzato sul cromosoma 19q13.3. In questo locus vi è un difetto molecolare specifico, costituito da una sequenza trinucleotidica instabile (CTG), che è più lunga nei pazienti affetti.

Quadro Clinico
L'atrofia muscolare non si rende evidente fino alla prima età adulta. Sono spesso i piccoli muscoli delle mani a diventare atrofici; in altri casi i segni più precoci sono la ptosi palpebrale e l'assottigliamento e il rilasciamento dei muscoli della faccia. L'atrofia dei masseteri porta ad un assottigliamento della metà inferiore della faccia e alla malposizione della mandibola. Gli sternocleidomastoidei sono quasi sempre assottigliati e indeboliti con conseguente curvatura inferiore del collo (collo a cigno).
La debolezza dei muscoli della faringe e della laringe determina una voce debole e monotona. Frequenti sono la debolezza del diaframma e l'ipoventilazione alveolare con bronchite cronica. Anche le alterazioni cardiache sono frequenti, dovute il più delle volte ad anomalie della conduzione.
Caratteristica peculiare della malattia è la miotonia, che si esprime come contrazione prolungata di certi muscoli dopo una breve percussione o stimolazione elettrica o come ritardo del rilasciamento dopo contrazione volontaria. La miotonia può precedere la debolezza di molti anni.
La malattia progredisce lentamente, con interessamento graduale dei muscoli prossimali degli arti e del tronco. La maggior parte dei pazienti è confinata in carrozzella o a letto entro 15-20 anni dall'esordio e la morte si verifica a causa di infezioni polmonari, blocco cardiaco o scompenso cardio-circolatorio. E un esempio di eterogeneita genetica (è interessato un altro gene responsabile della merosina e non la disrofina come nello DMD e BMD) e hanno lo stesso quadro fenotipico di espressione simili. Sono presenti 4 fenotipi:
CLASICO-frecvenza: 60% in paesi occidentali con ipodensità della sostanza bianca e dilatazione dei ventricoli e lo sviluppo intellettivo nella norma.
FUKUYAMA-frecvenza: nei paesi asiatici con presenza di attivazione strutturale nel cervello,ritardo normale e epilepsia.
CEREBRO-MUSCOLO-OCULARE: con presenza di disturbi neurologici e oculari e grave ritardo mentale.
WALKER-WARBURG: più severa dal p.v. neurologico.


Terapia delle Distrofie

Non esistono terapie specifiche per nessuna delle distrofie e si è costretti ad assistere impotenti alla progressione inesorabile della perdita di forza e dell'atrofia. La somministrazione di prednisone sembra ritardare la progressione della distrofia di Duchenne fino a un periodo di tre anni.
In molti casi ad un certo punto è necessaria la respirazione assistita, in quanto l'insufficienza respiratoria è un disturbo subdolo, che si può manifestare sottoforma di apnee notturne.

Prognosi

Oggi si conoscono le cause di molte forme di malattie neuromuscolari, ma non è stata ancora messa a punto una terapia definitiva. Le ricerche scientifiche proseguono alacremente in ogni parte del mondo e attualmente le speranze più fondate provengono dal tentativo di realizzare una terapia genica, e cioè di introdurre nell'organismo ammalato copie corrette (sane) di un gene difettoso.
Due rimangono i cardini del trattamento dei pazienti con distrofia muscolare: evitare il prolungato riposo a letto e incoraggiare il paziente a condurre il più a lungo una vita normale. Questo aiuta a prevenire il rapido peggioramento che consegue all'inattività e a mantenere una sana disposizione mentale



Da Wikipedia e il Web, l'enciclopedia libera.
Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici.


Altri sito dove si tratta la distrofia muscolare:









59° Festival di Sanremo (2009)

Sanremo 2009

Ecco la compilation ufficiale di Sanremo 2009 che sarà disponibili dal 20 Febbraio:

CD1
1. Marco Carta - La forza mia
2. Francesco Renga - Uomo senza età
3. Patty Pravo - E io verrò un giorno là
4. Al Bano - L'amore è sempre amore
5. Alexia feat. Mario Lavezzi - Biancaneve
6. Dolcenera - Il mio amore unico
7. Gemelli Diversi - Vivi per un miracolo
8. Fausto Leali - Una piccola parte di te
9. Marco Masini - L'Italia
10. Nicky Nicolai e Stefano Di Battista - Più sole
11. Povia - Luca era gay
12. Pupo, Paolo Belli Youssou N'Dour - L'opportunità
13. Sal Da Vinci - Non riesco a farti innamorare
14. Tricarico - Il bosco delle fragole
15. Iva Zanicchi - Ti voglio senza amore

CD2
1. Silvia Aprile - Un desiderio arriverà
2. Arisa - Sincerità
3. Malika Ayane - Come foglie
4. Chiara Canzian - Prova a dire il mio nome
5. Barbara Gilbo - Che ne sai di me
6. Irene - Spiove il sole
7. Iskra - Quasi amore
8. Karima - Come in ogni ora
9. Simona Molinari - Egocentrica
10. Filippo Perbellini - Cuore senza cuore

Etichetta Rhino Records

Per Maggiori INFO e per acquistare:
http://www.ibs.it/disco/5051865310952/sanremo-2009.html




Questi invece gli album dei cantanti del 59° Festival della canzone italiana

AFTERHOURS
Il paese è reale
(Album - 20 Feb. 2009)

ALBANO
L'amore è sempre amore
(Album - 20 Feb. 2009)

ALEXIA feat. MARIO LAVEZZI
Ale & C.
(Album - 20 Feb. 2009)

A più voci
(Album - 20 Feb. 2009)

ARISA
Sincerità
(Album - 20 Feb. 2009)

BARBARA GILBO
Che ne sai di me
(Album - 20 Feb. 2009)

CHIARA CANZIAN
Prova a dire il mio nome
(Album - 20 Feb. 2009)

DOLCENERA
Dolcenera nel paese delle meraviglie
(Album - 20 Feb. 2009)

FAUSTO LEALI
Una piccola parte di te
(Album - 20 Feb. 2009)

FILIPPO PERBELLINI
Uomo senza età
(Singolo - 20 Feb. 2009)
GEMELLI DIVERSI

FRANCESCO RENGA
Senza fine 98-09. The Greatest Hits
(Album - 20 Feb. 2009)

IRENE
Vintage baby
(Album - 20 Feb. 2009)

ISKRA
Quasi amore
(Album - 20 Feb. 2009)

IVA ZANICCHI
Colori d'amore
(Album - 20 Feb. 2009)

KARIMA
Amare le differenze
(Album - 20 Feb. 2009)

MALIKA AYANE
Malika Ayane
(Album - 20 Feb. 2009)

MARCO CARTA
La forza mia
(Album - 20 Feb. 2009)

MARCO MASINI
L'Italia... e le altre storie
(Album - 20 Feb. 2009)

NICKY NICOLAI E STEFANO DI BATTISTA
Più sole
(Album - 20 Feb. 2009)

PATTY PRAVO
Live. Sold out
(Album - 20 Feb. 2009)

POVIA
Centravanti di mestiere
(Album - 20 Feb. 2009)

PUPO – BELLI – YOUSSOU NDOUR
L'opportunità
(Album - 20 Feb. 2009)

SAL DA VINCI

Non riesco a farti innamorare
(Album - 20 Feb. 2009)

SILVIA APRILE
Silviaprile
(Album - 20 Febb. 2009)

SIMONA MOLINARI
Egocentrica
(Album - 20 Febb. 2009)

TRICARICO
Il bosco delle fragole
(Album - 20 Feb. 2009)

17.2.09

I Termini di Facebook

Facebook, legge e privacy.

Cominciano i primi problemi, dovuti all’enorme tasso di crescita di utenti. Facebook, il social network con il più alto numero di iscritti al mondo (ben 150 milioni) già da un po’ di tempo è diventato un fenomeno sociale.
Ma partono le polemiche sulle prime restrizioni da parte dell’amministrazione di FB che risultano, da una parte, rigidissime (vedi la rimozione delle foto di seni che allattano) e dall’altra placidamente tolleranti su canti di lode a capomafia come Toto’ Riina, o alle Brigate Rosse.
Non erano sorte discussioni sino a quando Facebook non aveva censurato immagini o gruppi considerati contrari alla morale pubblica, o a valori riconosciuti di primaria importanza. In questo modo, in effetti, si sono ravvisati elementi di parzialità, con l’accusa agli amministratori di aver svolto valutazioni di carattere soggettivo non da tutti condivise.
Ora, o su Facebook viene consentito tutto, in ossequio ai principi di massima espressione della propria libertà di manifestazione del pensiero, oppure i controlli debbono essere seriamente regolamentati, con chiare regole su cosa possa essere pubblicato e cosa no.
Ovviamente l’impresa è piuttosto ardua, posta la diversità di regole e tipizzazione dei reati nei vari paesi.
Quanto al singolo cittadino, si sono sollevate polemiche sulla gestione della privacy degli utenti e sull’autonomia che questi possano avere, ovvero l’eventuale poco rispetto che Facebook avrebbe nei confronti dei dati personali, che gli utenti sottoscrivono e diffondono attraverso il social network.
A seguito di un’indagine svolta da Channel 4, si è rilevato come sia difficile cancellare il proprio account da Facebook e tutti i dati presenti per chi voglia dileguarsi dalla community. Molti dei dati inseriti vengono, infatti, mantenuti in vita anche dopo che un account è stato disattivato, così che sia più facile eventualmente riattivarlo. Chi volesse cancellare ogni traccia della propria presenza su Facebook, dunque, dovrebbe eliminare manualmente ogni foto che lo ritrae, anche dai post scritti prima di disattivare il proprio account. Questo accade per chi, spontaneamente, si sia iscritto.
Quando, invece, si pubblicano foto di persone ignare?

A Torino si è verificato il primo caso di violazione della privacy. Alcuni dipendenti di una struttura sanitaria (si parla di infermieri) avrebbero fotografato colleghi e pazienti ricoverati con videotelefonini nel corso di alcune pause di lavoro.
Le fotografie sono state pubblicate su alcuni gruppi di discussione, alcune ritoccate con Photoshop, e riportano frasi offensive per la dignità della persona umana di alcuni pazienti. Si tratta di un episodio grave, cui potrebbero adombrarsi implicazioni di tipo giuridico, psicologico e sociologico.
Un altro aspetto molto curioso e che potrebbe interessarmi direttamente, è la possibilità di effettuare notifiche ufficiali su facebook. E’ accaduto in Australia. Due coniugi, nel mirino degli avvocati che da tempo erano sulle tracce della coppia per la notifica dell’ingiunzione di pagamento per un recupero dei crediti, si sono rivolti alla Corte Suprema del Territorio di Canberra, la quale, con una decisione senza precedenti, ha dichiarato che quelle notifiche possono essere considerate valide anche se consegnate su Facebook, dove la coppia aveva, per un certo periodo, attivato i due profili.
L’unica attenzione richiesta dai giudici è che, oltre alla notifica su facebook, i documenti in questione fossero notificati anche all’ultimo indirizzo e-mail e all’ultimo indirizzo fisico noto dei due.
Ritengo che in Italia, oltremodo garantista, la strada sia particolarmente tortuosa in merito. Ma non dispero.
Mary Corsi (legale.guidaconsumatore.com)




I termini di Facebook
Scritto da: Federico Cella
Il sito di social network che sta facendo impallidire ogni altra esperienza passata del Web per i proprio numeri - qui l'articolo che rende conto dei 175 milioni di utenti, sotto vedete il grafico della crescita (e qui la penetrazione in Italia) -, ha cambiato le "condizioni d'utilizzo" del sito. Svolta importante perché sostanzialmente, con i nuovi termini, Facebook si appropria dei diritti sui contenuti postati dagli utenti e ne potrà fare quello che vuole, anche se l'utente in questione decide di rimuovere da online quanto aveva postato.


Ne parlano ovviamente molti blog, internazionali - Consumerist descrive in termini ben comprensibili la questione - e italiani. In particolare il blog di Giovy, che, pubblicando le nuove condizioni e quelle vecchie, spiega bene quanto è successo. Ossia come dalle condizioni di utilizzo è stato rimosso un intero paragrafo, quello che sostanzialmente garantiva all'utente la possibilità di togliere da online i propri contenuti e che quindi questi non potessero più essere utilizzati da Facebook:

You may remove your User Content from the Site at any time. If you choose to remove your User Content, the license granted above will automatically expire, however you acknowledge that the Company may retain archived copies of your User Content. Facebook does not assert any ownership over your User Content; rather, as between us and you, subject to the rights granted to us in these Terms, you retain full ownership of all of your User Content and any intellectual property rights or other proprietary rights associated with your User Content.

Dunque, come spiega bene Giovy, tolto questo passaggio Facebook rimane proprietario assoluto di quanto viene postato sul sito. Come ben descritto nel paragrafo dei "terms" precedente a quello rimosso:

You hereby grant Facebook an irrevocable, perpetual, non-exclusive, transferable, fully paid, worldwide license (with the right to sublicense) to (a) use, copy, publish, stream, store, retain, publicly perform or display, transmit, scan, reformat, modify, edit, frame, translate, excerpt, adapt, create derivative works and distribute (through multiple tiers), any User Content you Post...

Dunque "non-exclusive" ma "irrevocable" e "perpetual", senza più la scappatoia della rimozione dal sito. Il che, come spiega bene De Biase sul suo blog, lascia aperte, tra le altre, diverse questioni. Cito:

1. il diritto d'autore rimane dell'autore e questi può a sua volta fare quello che vuole con i suoi contenuti?

2. se l'autore ha messo i suoi contenuti a disposizione solo dei suoi amici, Facebook può mostrarli al di fuori della cerchia di quegli amici?

3. se i contenuti dell'autore fossero a loro volta ripresi da altri, chi è responsabile, chi può far causa? E se fossero stati copiati prima di essere pubblicati? Chi è il responsabile?







Facebook è una trappola per la privacy?

Le polemiche su Facebook, il social network creato nel 2004 dall’idea di alcuni studenti di Harvard e di cui ha deciso di far parte anche Microsoft, nonostante la crescita continua e costante non si placano; pare infatti che il social network sia sempre più considerato una trappola.

Ad occuparsi della questione è stato il New York Times che ha raccolto le lamentele di una serie di utenti che hanno constatato, a proprie spese, quanto sia facile entrare in Facebook e quanto invece sia praticamente impossibile liberarsene.

Su Facebook, scrive il New York Times, è infatti possibile cancellare il proprio profilo ma i server conservano copie delle informazioni private dei suoi utenti a tempo indeterminato; per questo alcuni ex utenti che hanno chiesto a Facebook di cancellare il loro profilo hanno dovuto minacciare le vie legali per riuscire nell'intento.

Nipon Das, 34 anni, direttore di una azienda di biotecnologie di Manhattan che lo scorso autunno aveva cercato senza successo di uscire una volta per tutte da Facebook, ha riportato la sua esperienza: "puoi lasciare la stanza quando vuoi, ma non puoi andartene davvero".

Das ha infatti impiegato due mesi e centinaia di email con Facebook, alcune delle quali minacciavano il riscorso all'azione legale, prima di ottenere la cancellazione del suo account su Facebook ma la sua odissea non è finita: se il suo profilo non esiste più, si chiede l'uomo, come mai si continuano a ricevere email da Facebook?

Interessante la replica di Facebook che sostiene che le difficoltà a uscire dai server nascono dalla possibilità offerta ai clienti di rientrare nel sistema quando vogliono semplicemente riattivando l'account e ritrovando le informazioni come le avevano lasciate.

Ciò significa comunque che nel momento in cui uno cerca di andarsene, non può farlo senza lasciare tracce di sé e a specificarlo sono le stesse condizioni di uso di Facebook in base alle quali "puoi rimuovere ogni informazione che vuoi in qualsiasi momento dal sito, ma acconsenti a che Facebook mantenga archiviate copie di queste informazioni per un ragionevole arco di tempo".

Qualcuno ci spiega cosa si intende per "ragionevole arco di tempo"?

Tumore al seno

Cos'è il tumore al seno
Il seno è costituito da un insieme di ghiandole e tessuto adiposo ed è posto tra la pelle e la parete del torace.

In realtà non è una ghiandola sola, ma un insieme di strutture ghiandolari, chiamate lobuli, unite tra loro a formare un lobo. In un seno vi sono da 15 a 20 lobi. Il latte giunge al capezzolo dai lobuli attraverso piccoli tubi chiamati dotti galattofori (o lattiferi).

Il tumore del seno è una malattia potenzialmente grave se non è individuata e curata per tempo. È dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne. Ciò significa che hanno la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere i tessuti circostanti e, col tempo, anche gli altri organi del corpo. In teoria si possono formare tumori da tutti i tipi di tessuti del seno, ma i più frequenti nascono dalle cellule ghiandolari (dai lobuli) o da quelle che formano la parete dei dotti.


Quanto è diffuso
Il tumore del seno colpisce 1 donna su 10. È il tumore più frequente nel sesso femminile e rappresenta il 25 per cento di tutti i tumori che colpiscono le donne.

È la prima causa di mortalità per tumore nel sesso femminile, con un tasso di mortalità del 17 per cento di tutti i decessi per causa oncologica.


Chi è a rischio
Vi sono diversi fattori di rischio per il cancro al seno, alcuni dei quali prevenibili.

L'età: più dell'80 per cento dei casi di tumore del seno colpisce donne sopra i 50 anni.

La familiarità: circa il 10 per cento delle donne con tumore del seno ha più di un familiare stretto malato (soprattutto nei casi giovanili).

Vi sono anche alcuni geni che predispongono a questo tipo di tumore: sono il BRCA1 e il BRCA2. Le mutazioni di questi geni sono responsabili del 50 per cento circa delle forme ereditarie di cancro del seno e dell'ovaio.

Gli ormoni: svariati studi hanno dimostrato che un uso eccessivo di estrogeni (gli ormoni femminili per eccellenza) facilitano la comparsa del cancro al seno. Per questo tutti i fattori che ne aumentano la presenza hanno un effetto negativo e viceversa (per esempio, le gravidanze, che riducono la produzione degli estrogeni da parte dell'organismo, hanno un effetto protettivo).

Le alterazioni del seno, le cisti e i fibroadenomi che si possono rilevare con un esame del seno non aumentano il rischio di cancro. Sono invece da tenere sotto controllo i seni che alle prime mammografie dimostrano un tessuto molto denso o addirittura una forma benigna di crescita cellulare chiamata iperplasia del seno.
Anche l'obesità e il fumo hanno effetti negativi.


Tipologie
Sono due i tipi di cancro del seno: le forme non invasive e quelle invasive.
Le forme non invasive sono due:

il carcinoma duttale in situ (o CDIS): è una forma iniziale di cancro al seno limitata alle cellule che formano la parete dei dotti. Se non viene curata può diventare invasiva.

il carcinoma lobulare in situ (CLIS): benché anche questo tipo di tumore non sia invasivo, è un segnale di aumentato rischio di formare tumori in ambedue i seni.

Le forme invasive sono due:

il carcinoma duttale infiltrante: si chiama così quando supera la parete del dotto. Rappresenta tra il 70 e l'80 per cento di tutte le forme di cancro del seno.

il carcinoma lobulare infiltrante: si chiama così quando il tumore supera la parete del lobulo. Rappresenta il 10-15 per cento di tutti i cancri del seno. Può colpire contemporaneamente ambedue i seni o comparire in più punti nello stesso seno.


Sintomi

In genere le forme iniziali di tumore del seno non provocano dolore. Uno studio effettuato su quasi mille donne con dolore al seno ha dimostrato che solo lo 0,4 per cento di esse aveva una lesione maligna, mentre nel 12,3 per cento erano presenti lesioni benigne (come le cisti) e nel resto dei casi non vi era alcuna lesione.
Il dolore era provocato solo dalle naturali variazioni degli ormoni durante il ciclo.

Da cercare, invece, sono gli eventuali noduli palpabili o addirittura visibili. La metà dei casi di tumore del seno si presenta nel quadrante superiore esterno della mammella.

Importante segnalare al medico anche alterazioni del capezzolo (in fuori o in dentro), perdite da un capezzolo solo (se la perdita è bilaterale il più delle volte la causa è ormonale), cambiamenti della pelle (aspetto a buccia d'arancia localizzato) o della forma del seno.

La maggior parte dei tumori del seno, però, non dà segno di sé e si vede solo con la mammografia (nella donna giovane, tra i 30 e i 45 anni, con l'aiuto anche dell'ecografia).


Prevenzione

È possibile ridurre il proprio rischio di ammalarsi con un comportamento attento e con pochi esami di controllo elencati più sotto. È bene fare esercizio fisico e alimentarsi con pochi grassi e molti vegetali (frutta e verdura, in particolare broccoli e cavoli, cipolle, tè verde e pomodori).

Anche allattare i figli aiuta a combattere il tumore del seno, perché l'allattamento consente alla cellula del seno di completare la sua maturazione e quindi di essere più resistente a eventuali trasformazioni neoplastiche.

La mammografia è il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce. Per questa ragione è consigliato, con cadenza annuale, a tutte le donne dopo i 50 anni. Nelle donne che hanno avuto una madre o una sorella malata in genere si comincia prima, verso i 40-45 anni, con cadenza annuale.

L'ecografia è un esame molto utile per esaminare il seno giovane, dato che in questo caso la mammografia non è adatta. Si consiglia di farvi ricorso, su suggerimento del medico, in caso di comparsa di noduli.

La visita: è buona abitudine fare una visita del seno presso un ginecologo o un medico esperto almeno una volta l'anno, indipendentemente dall'età.

L'autopalpazione: è una tecnica che consente alla donna di individuare precocemente eventuali trasformazioni del proprio seno. La sua efficacia in termini di screening è però molto bassa: questo significa che costituisce un di più rispetto alla sola visita e alla mammografia a partire dall'età consigliata, ma non può sostituirle (vai alla guida all'autopalpazione).




Per conoscere meglio il seno consiglio di guardare questo video trovato su youtube:




Diagnosi
Il cancro del seno viene diagnosticato con la mammografia (nella donna giovane, tra i 30 e i 45 anni, con l'aiuto anche dell'ecografia).

L'eventuale identificazione di noduli o formazioni sospette porta in genere il medico a consigliare una biopsia, che può essere eseguita direttamente in sala operatoria o in ambulatorio con un prelievo mediante un ago inserito nel nodulo.

In tal modo si analizzano le cellule e si può stabilire con certezza la natura della malattia.


Evoluzione
Il tumore del seno viene classificato in cinque stadi.

Stadio 0: è chiamato anche carcinoma in situ. Può essere di due tipi:

Carcinoma lobulare in situ: non è un tumore aggressivo ma può rappresentare un fattore di rischio per la formazione successiva di una lesione maligna.
Carcinoma duttale in situ: colpisce le cellule dei dotti e aumenta il rischio di avere un cancro nello stesso seno.
Stadio I: è un cancro in fase iniziale, con meno di 2 cm di diametro e senza coinvolgimento dei linfonodi.

Stadio II: è un cancro in fase iniziale di meno di 2 cm di diametro che però ha già coinvolto i linfonodi sotto l'ascella; oppure è un tumore di più di 2 cm di diametro senza coinvolgimento dei linfonodi.

Stadio III: è un tumore localmente avanzato, di dimensioni variabili, ma che ha coinvolto già anche i linfonodi sotto l'ascella, oppure che coinvolge i tessuti vicini al seno (per esempio la pelle).

Stadio IV: è un cancro già metastatizzato che ha coinvolto altri organi al di fuori del seno.

Se il tumore viene identificato allo stadio 0, la sopravvivenza a cinque anni nelle donne trattate è del 98 per cento, anche se le ricadute variano tra il 9 e il 30 per cento dei casi, a seconda della terapia effettuata. Se i linfonodi sono positivi, cioè contengono cellule tumorali, la sopravvivenza a cinque anni è del 75 per cento.

Nel cancro metastatizzato, cioè quello che ha già colpito altri organi al di fuori del seno (in genere i polmoni, il fegato e le ossa), la sopravvivenza media delle pazienti curate con chemioterapia è di due anni, ma ciò significa che vi sono casi in cui la sopravvivenza è molto più lunga, anche fino a dieci anni.




Come si cura

Quasi tutte le donne con un tumore del seno, indipendentemente dallo stadio, subiscono un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati.

Nei casi in cui ciò è possibile si ricorre alla chirurgia conservativa, cioè si salva il seno, ma si asporta tutta la parte in cui si trova la lesione. Questa tecnica è chiamata anche quadrantectomia perché in genere si toglie un quadrante di seno, e deve essere seguita da una radioterapia per maggiore sicurezza.

Durante l'intervento il chirurgo può anche procedere ad asportare i linfonodi dell'ascella. Per sapere se questi sono coinvolti si usa sempre più spesso la tecnica del linfonodo sentinella, cioè si identifica il linfonodo più vicino al tumore e, se questo risulta privo di cellule tumorali all'analisi al microscopio, non si toccano gli altri, altrimenti si procede allo svuotamento del cavo ascellare. Talvolta è necessario asportare più di un quadrante di seno: in questo caso si parla di mastectomia parziale o segmentale e anch'essa viene fatta seguire dalla radioterapia. Nelle forme iniziali di cancro (stadio I e II), la quadrantectomia seguita da radioterapia è altrettanto efficace dell'asportazione del seno. La maggior parte delle pazienti con carcinoma duttale in situ segue lo stesso percorso. Forme più avanzate di cancro vengono trattate con l'asportazione dell'intero seno, secondo una tecnica chiamata mastectomia radicale modificata, che prevede l'asportazione della ghiandola, dei linfonodi sotto l'ascella, di parte o di tutto il muscolo pettorale e spesso anche della pelle sovrastante.

Sia con la chirurgia conservativa e sia nel caso di mastectomia è possibile procedere alla ricostruzione del seno: se la donna deve sottoporsi a radioterapia si tende ad aspettare la fine di questa cura, che può interferire con la cicatrizzazione, altrimenti si procede alla plastica del seno nel corso dell'intervento stesso.

In alcuni centri in cui è possibile eseguire la cosiddetta radioterapia intraoperatoria, ovvero l'irradiazione dell'area colpita dal tumore durante l'operazione stessa, la ricostruzione può essere immediata. Malgrado l'asportazione chirurgica del tumore, c'è sempre il rischio di una ricaduta dovuta a cellule microscopiche staccatesi dalla massa d'origine e sparse per il corpo. Per questa ragione alla maggior parte delle pazienti viene proposta una terapia con farmaci anticancro in grado di eliminarle. Anche nei casi iniziali di cancro (stadio I e II), la chemioterapia è utile, forse persino più che nelle forme avanzate dato che il tumore non ha potuto fare molti danni e quindi il guadagno, in termini di anni di sopravvivenza, è maggiore. Negli ultimi anni si è diffuso anche l'uso della chemioterapia neoadiuvante, ovvero somministrata prima dell'intervento per ridurre la dimensione e l'aggressività del tumore.

La radioterapia dura pochi minuti e va ripetuta per cinque giorni la settimana, fino a sei settimane di seguito. In genere il trattamento radioterapico può essere combinato a farmaci.

Quando un tumore del seno viene asportato, viene mandato in laboratorio per studiare la presenza di vari recettori, in particolare dei recettori per gli estrogeni e per il progesterone, due degli ormoni femminili. Le pazienti il cui tumore è positivo per i recettori degli estrogeni possono utilizzare farmaci che bloccano gli estrogeni come il tamossifene, che viene prescritto in pillole per cinque anni dopo l'intervento. Questo farmaco riduce drasticamente le ricadute, ma ha alcuni effetti collaterali dato che induce, di fatto, una menopausa su base chimica. Vengono utilizzati anche altri farmaci con la stessa funzione, chiamati inibitori delle aromatasi, per ora riservati alle donne che sono già in menopausa. Il tumore viene esaminato dall'anatomo patologo anche per individuare la presenza di un recettore chiamato HER-2/neu. Se questo è presente in grandi quantità, è maggiore il rischio di incorrere in una ricaduta. Per questa ragione si propone, da qualche anno, alle donne positive per questo esame, di prendere un farmaco biologico chiamato trastuzumab, una sostanza che blocca i recettori e impedisce al tumore di crescere. Altri farmaci biologici sono allo studio.


Ultimo aggiornamento Gennaio 2008 FONTE AIRC (www.airc.it)